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La differenza fra conflitto e bullismo. Perchè prevenire è meglio che curare.
In questo articolo vengono spiegate le differenza fra bullismo e conflitto, aiutando a cogliere i primi segnali di prevaricazione per prevenire e intervenire efficacemente sul fenomeno.

 Il bullismo è un fenomeno complesso che è stato portato all’attenzione da diversi anni. Questo da un lato ha sensibilizzato l’opinione pubblica su un tema delicato, dall’altro ha creato confusione e paure nei genitori e nei non addetti ai lavori. L’articolo, esplorando le diverse forme di bullismo, lo distingue dalle forme naturali di conflitto, proponendo una via educativa per prevenire ogni forma di violenza. Il fenomeno del bullismo in questi anni è salito agli onori delle cronache italiane raccontando vari e distinti episodi di violenza e sopraffazione compiute nelle nostre scuole di ogni ordine e grado. Questo se da un lato ha creato una positiva e maggiore sensibilizzazione sociale rispetto al problema, dall’altro ha creato anche confusione ed eccessiva preoccupazione da parte di genitori e non addetti ai lavori.

Facciamo un po’ di chiarezza a riguardo: un bambino che viene preso in giro perché un po’ grassottello è vittima di bullismo? Una ragazza isolata nella propria classe perché non veste abiti firmati sta subendo un atto di bullismo? Cosa dire invece di due ragazzi che all’intervallo si insultano e cercano di venire alle mani, sono due bulli? La letteratura scientifica è molto precisa a riguardo, perché si possa parlare di bullismo devono sussistere tre condizioni:

  1. l’intenzionalità lesiva verso l’altro;
  2. l’asimmetria di potere tra i soggetti, per numero, genere, età, corporatura o status sociale o altro;
  3. la sistematicità, poiché gli atti in questione si ripetono nel tempo.

La presenza di tutte e tre queste caratteristiche spostano l’asticella della gravità dell’atto da un semplice conflitto a una delle diverse forme di bullismo. Torniamo ai nostri esempi, se il bambino un po’ grassottello viene preso in giro solo in un’occasione sporadica dal compagno di banco non possiamo parlare di bullismo, ma se l’offesa viene ripetuta più volte da uno o più compagni e con l’intento di farlo soffrire, allora siamo proprio nell’ambito del bullismo, in particolare di quella forma che si definisce verbale, perché utilizza il linguaggio come forma di violenza. È questa, tra l’altro, la forma più diffusa e sottovalutata di bullismo, che può creare nelle vittime gravi danni, per certi versi anche maggiori del tradizionale bullismo fisico. E la ragazzina isolata perché non veste alla moda? Anche in questo caso se l’episodio è sporadico siamo nell’ambito del conflitto, mentre se l’emarginazione è quotidiana siamo in un tipico esempio di bullismo indiretto, così chiamato perché non avviene in maniera diretta con offese o percosse ma è più subdolo, perché il bullo spinge gli altri soggetti gregari ad isolare ed emarginare la vittima. Il terzo esempio dei due ragazzi che litigano e che provano a mettersi le mani addosso è un esempio di conflitto se lo scontro è, tra virgolette, alla pari, ma se ad esempio il bullo è più grande d’età, o è sostenuto da altri gregari e l’episodio si ripete più volte, allora è un tipico caso di bullismo fisico. Quest’ultimo può manifestarsi sia con violenza sulla vittima, ma anche con minacce di violenza nel caso la vittima non faccia ciò che il bullo gli chiede, come dargli degli oggetti, compiere per lui atti umilianti o pericolosi e devianti come, ad esempio, rubare un iPod in un negozio. Un quarto caso di bullismo è poi quello elettronico detto anche cyberbullismo, che ha preso piede da ormai diversi anni con l’avvento dei social network, ma soprattutto degli smartphone. Nel cyberbullismo rientrano, tra gli altri, le molestie e le denigrazioni ripetute che prendono il nome di cyber-stalking, il furto di identità o la diffusione di immagini rubate alla vittima per metterla in imbarazzo e ferirla. Da questo punto di vista la rete si presta a innumerevoli forme di bullismo elettronico. Come per la vita reale però le tre condizioni distintive rimangono l’intenzionalità lesiva, l’asimmetria di potere e la sistematicità dell’aggressione. Tuttavia, in rete l’aggressione è più dannosa perché è:

  • più semplice, perché può garantire l’anonimato del bullo;
  • più feroce, perché molti online fanno e dicono cose che nella vita reale non farebbero;
  • più pervasiva, perché il bullismo tradizionale può avvenire in luoghi appartati e specifici mentre il cyberbullismo avviene ogni volta che il ragazzo si connette alla rete.
Possiamo quindi dire che se gli episodi di conflittualità fanno parte delle naturali interazioni sociali tra bambini e ragazzi, il bullismo è qualcosa di ben più grave: è una forma di violenza e per questo è educativamente e socialmente inaccettabile.

I conflitti invece fanno parte della naturale evoluzione dei minori e si contraddistinguono per un’interazione simmetrica per potere e non sistematica. Secondo la prospettiva psicopedagogica attuale possiamo dire che il bullismo avviene quando i ragazzi non sono in grado di sostare nel conflitto. In quest’ottica avviene una vera e propria rivoluzione pedagogica rispetto agli interventi di educazione alla pace. Se prima si educava i ragazzi ad evitare il conflitto confondendolo erroneamente con la violenza, ora si è compreso che è molto importante insegnare a bambini e ragazzi anche a stare nel conflitto. I minori ma anche le persone che sanno stare nel conflitto, senza tramutarlo in violenza, riescono a gestire le emozioni proprie ed altrui, riuscendo ad arrivare ad una mediazione costruttiva in cui trovare un accordo soddisfacente per entrambe le parti. Nella violenza e nel bullismo c’è invece una vera e propria carenza nella competenza conflittuale, che porta i soggetti a non riuscire a stare su un piano dialogico, facendo sì che il loro comportamento sfoci nella violenza vera e propria. Educare fin da piccoli bambini e ragazzi a saper gestire i conflitti è un compito importante e protettivo in termini evolutivi ed è la miglior prevenzione per tutte le diverse forme di bullismo.  

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