Domande che ascolto con grande frequenza in terapia e nei percorsi sulla genitorialità e che riguardano la tematica del dormire nel letto di mamma e papà, sono: "E' giusto che mio figlio dorma con noi?" o anche "L'abbiamo abituato a dormire nel lettone e ora non riusciamo a farlo dormire nella sua stanza".
Ci sono coppie che prima di diventare genitori affermano con sicurezza "Nostro figlio non dormirà mai con noi, ognuno deve avere i suoi spazi!" e subito dopo essere favorevoli al co-sleeping.
D'altro canto ci sono coppie favorevoli al co-sleeping che non sanno più dove andare a dormire, i figli prendono tutto lo spazio nel lettone, i risvegli sono continui e la notte è faticosissima.
Lettone sì o lettone no quello che si evidenzia è comunque una mancanza di intimità, di spazio per la coppia, "usurpata" dal bambino (o dai bambini nelle famiglie con più figli) che non intendono andarsene nella propria cameretta. Eppure fermiamoci a riflettere su alcuni punti.
Punto 1: da bambini noi come eravamo? Per caso piaceva anche a noi starcene sotto le coperte tra mamma e papà o nel caldo accogliente del loro lettone?
Quando eravamo bambini noi, forse era più difficile avere questa possibilità che poteva facilmente venire agevolata da una piccola influenza o una febbre che imponeva coccole e vicinanza. Nelle generazioni passate, per necessità economico-sociali il dormire nel lettone era inevitabile.
Ma nessuno si domandava se poteva essere un problema per il proprio bambino, se poteva prendere il vizio.
E quindi perchè i nostri figli non dovrebbero avere lo stesso desiderio?
Punto 2: Ci sono coppie che diventano famiglie in un periodo critico della loro relazione, in una fase affaticata della storia d'amore o ancor peggio in un momento altamente conflittuale. Poi il bambino nasce e l'armonia torna.
Pensiamoci.
L'armonia è preservata anche da quel piccolino che è in mezzo a noi e che non ha intenzione di andarsene via. Ed è comprensibilissimo, il suo ruolo di mediatore in questi casi è cruciale.
La domanda che dobbiamo porci in questo caso è: come era la nostra vita di coppia prima della nascita di nostro figlio?
Punto 3: perchè pensare che sia colpa del nostro bambino?
La prima volta che è venuto nel lettone, possiamo domandarci per un attimo se sia stato davvero lui a chiedercelo o siamo stati noi a proporlo.
Ad esempio mi capita di sentire mamme che dormono col proprio piccolo quando il papà lavora di notte, genitori che si addormentano insieme ai figli perchè è bello o semplicemente perchè sono stanchi o ancora perchè, piuttosto che star accanto al loro letto in attesa di un agognato addormentamento, "facciamo prima a sdraiarci accanto e cosi ci addormentiamo un po' tutti".
Quindi, ancor prima di dare colpe, riflettiamo su quale può essere stato - ed è tutt'ora - il nostro contributo.
Punto 4: Conviene ricordarci una cosa importante. Per quanto sia stata una richiesta espressa dal nostro bambino già dalla prima volta, dobbiamo accettare il fatto che nel lettone ci stava già da prima.
Nella pancia durante la gravidanza, frapponendosi tra i futuri mamma e papà, e molto spesso ancor prima, nei desideri di avere un figlio.
Quindi, perché rifiutare una sua richiesta di continuare ad esserci, in quello spazio di contenimento e di coccola?
Punto 5: è davvero sbagliato dormire nel lettone? No. E’ davvero giusto? Neanche. Dormire nel lettone esprime un desiderio, lo stare insieme, il contatto, la relazione, un noi che si preserva nelle ore più difficili ovvero quando arriva la notte, siamo stanchi e il buio fa paura.
E’ importante che il bambino si senta ascoltato nei suoi desideri e bisogni, rispettato, accolto perché questo lo aiuterà a sviluppare una buona stima di se stesso, aumentando la probabilità che diventi un adulto calmo e in grado di essere assertivo.
Se il lettone diventa invece semplicemente un’abitudine allora conviene parlarne insieme decidendo che fare.
Allo stesso modo se per noi il lettone è diventato stancante, faticoso, ricco di notti insonni e lo viviamo soltanto come dovere nei confronti del proprio figlio, allora parliamone.
E’ importante accogliere le proprie emozioni, oltre a quelle del piccolo, cercando una soluzione che rispetti entrambe le esigenze. Ad esempio addormentarsi insieme e poi il ritorno nei propri letti, oppure fare dei piccoli tentativi in cui il bambino dorme nel proprio letto avendo accanto mamma o papà.
Punto 6: Andare nel lettone è un vizio? E’ un capriccio? Come faccio a farlo smettere? Se avete letto i punti precedenti, in particolare che il lettone esprime un desiderio o in alcuni casi un bisogno e che sia importante rispettarlo, accoglierlo.
Da questo punto di vista quindi non si sta viziando il bambino ma lo si sta semplicemente ascoltando. Non è un capriccio perché esprime un bisogno.
Come smettere? Proponendo altri tipi di vicinanza, di contatto, di stare insieme.
Se ci pensiamo bene stare nel lettone con mamma e papà mi permette finalmente di stare insieme, un noi inseparabile dove mi sento al sicuro.
Se diamo un’alternativa al lettone magari togliamo ad esso questa funzione.
Non è detto che sia facile, si devono fare dei tentativi e delle proposte di uno stare insieme in modo diverso. E si vede se funziona.
Se il lettone risponde ad una specifica richiesta che va al di là dello star insieme e della coccola, allora è importante coglierne in significato nella sua essenza.
A volte questo è facile e immediato, si fanno domande al bambino per comprendere meglio, altre volte è più difficile avere delle risposte soddisfacenti.
In questi casi colloqui psicologici o percorsi di sostegno sulla genitorialità possono essere molto utili. Soprattutto se si è provato di tutto e non si riesce a risolvere quello che è diventato un vero e proprio problema ovvero far dormire il bambino nel proprio letto.
Il percorso sulla genitorialità aiuta la coppia genitoriale a comprendere la situazione nella sua complessità e a darne letture diverse, nonché a costruire strategie che aiutino ad affrontare il problema.
Punto 7: Ma dormire insieme nel lettone deve essere per forza un problema?
Se io ci sto bene, se mi piace, se mi piace che mio figlio che me lo chieda nella sua quotidianità, se lo vivo come un momento di unione e di condivisione… perché porci un problema là dove effettivamente non c’è?
Ci sono coppie che prima di diventare genitori affermano con sicurezza "Nostro figlio non dormirà mai con noi, ognuno deve avere i suoi spazi!" e subito dopo essere favorevoli al co-sleeping.
D'altro canto ci sono coppie favorevoli al co-sleeping che non sanno più dove andare a dormire, i figli prendono tutto lo spazio nel lettone, i risvegli sono continui e la notte è faticosissima.
Lettone sì o lettone no quello che si evidenzia è comunque una mancanza di intimità, di spazio per la coppia, "usurpata" dal bambino (o dai bambini nelle famiglie con più figli) che non intendono andarsene nella propria cameretta. Eppure fermiamoci a riflettere su alcuni punti.
Punto 1: da bambini noi come eravamo? Per caso piaceva anche a noi starcene sotto le coperte tra mamma e papà o nel caldo accogliente del loro lettone?
Quando eravamo bambini noi, forse era più difficile avere questa possibilità che poteva facilmente venire agevolata da una piccola influenza o una febbre che imponeva coccole e vicinanza. Nelle generazioni passate, per necessità economico-sociali il dormire nel lettone era inevitabile.
Ma nessuno si domandava se poteva essere un problema per il proprio bambino, se poteva prendere il vizio.
E quindi perchè i nostri figli non dovrebbero avere lo stesso desiderio?
Punto 2: Ci sono coppie che diventano famiglie in un periodo critico della loro relazione, in una fase affaticata della storia d'amore o ancor peggio in un momento altamente conflittuale. Poi il bambino nasce e l'armonia torna.
Pensiamoci.
L'armonia è preservata anche da quel piccolino che è in mezzo a noi e che non ha intenzione di andarsene via. Ed è comprensibilissimo, il suo ruolo di mediatore in questi casi è cruciale.
La domanda che dobbiamo porci in questo caso è: come era la nostra vita di coppia prima della nascita di nostro figlio?
Punto 3: perchè pensare che sia colpa del nostro bambino?
La prima volta che è venuto nel lettone, possiamo domandarci per un attimo se sia stato davvero lui a chiedercelo o siamo stati noi a proporlo.
Ad esempio mi capita di sentire mamme che dormono col proprio piccolo quando il papà lavora di notte, genitori che si addormentano insieme ai figli perchè è bello o semplicemente perchè sono stanchi o ancora perchè, piuttosto che star accanto al loro letto in attesa di un agognato addormentamento, "facciamo prima a sdraiarci accanto e cosi ci addormentiamo un po' tutti".
Quindi, ancor prima di dare colpe, riflettiamo su quale può essere stato - ed è tutt'ora - il nostro contributo.
Punto 4: Conviene ricordarci una cosa importante. Per quanto sia stata una richiesta espressa dal nostro bambino già dalla prima volta, dobbiamo accettare il fatto che nel lettone ci stava già da prima.
Nella pancia durante la gravidanza, frapponendosi tra i futuri mamma e papà, e molto spesso ancor prima, nei desideri di avere un figlio.
Quindi, perché rifiutare una sua richiesta di continuare ad esserci, in quello spazio di contenimento e di coccola?
Punto 5: è davvero sbagliato dormire nel lettone? No. E’ davvero giusto? Neanche. Dormire nel lettone esprime un desiderio, lo stare insieme, il contatto, la relazione, un noi che si preserva nelle ore più difficili ovvero quando arriva la notte, siamo stanchi e il buio fa paura.
E’ importante che il bambino si senta ascoltato nei suoi desideri e bisogni, rispettato, accolto perché questo lo aiuterà a sviluppare una buona stima di se stesso, aumentando la probabilità che diventi un adulto calmo e in grado di essere assertivo.
Se il lettone diventa invece semplicemente un’abitudine allora conviene parlarne insieme decidendo che fare.
Allo stesso modo se per noi il lettone è diventato stancante, faticoso, ricco di notti insonni e lo viviamo soltanto come dovere nei confronti del proprio figlio, allora parliamone.
E’ importante accogliere le proprie emozioni, oltre a quelle del piccolo, cercando una soluzione che rispetti entrambe le esigenze. Ad esempio addormentarsi insieme e poi il ritorno nei propri letti, oppure fare dei piccoli tentativi in cui il bambino dorme nel proprio letto avendo accanto mamma o papà.
Punto 6: Andare nel lettone è un vizio? E’ un capriccio? Come faccio a farlo smettere? Se avete letto i punti precedenti, in particolare che il lettone esprime un desiderio o in alcuni casi un bisogno e che sia importante rispettarlo, accoglierlo.
Da questo punto di vista quindi non si sta viziando il bambino ma lo si sta semplicemente ascoltando. Non è un capriccio perché esprime un bisogno.
Come smettere? Proponendo altri tipi di vicinanza, di contatto, di stare insieme.
Se ci pensiamo bene stare nel lettone con mamma e papà mi permette finalmente di stare insieme, un noi inseparabile dove mi sento al sicuro.
Se diamo un’alternativa al lettone magari togliamo ad esso questa funzione.
Non è detto che sia facile, si devono fare dei tentativi e delle proposte di uno stare insieme in modo diverso. E si vede se funziona.
Se il lettone risponde ad una specifica richiesta che va al di là dello star insieme e della coccola, allora è importante coglierne in significato nella sua essenza.
A volte questo è facile e immediato, si fanno domande al bambino per comprendere meglio, altre volte è più difficile avere delle risposte soddisfacenti.
In questi casi colloqui psicologici o percorsi di sostegno sulla genitorialità possono essere molto utili. Soprattutto se si è provato di tutto e non si riesce a risolvere quello che è diventato un vero e proprio problema ovvero far dormire il bambino nel proprio letto.
Il percorso sulla genitorialità aiuta la coppia genitoriale a comprendere la situazione nella sua complessità e a darne letture diverse, nonché a costruire strategie che aiutino ad affrontare il problema.
Punto 7: Ma dormire insieme nel lettone deve essere per forza un problema?
Se io ci sto bene, se mi piace, se mi piace che mio figlio che me lo chieda nella sua quotidianità, se lo vivo come un momento di unione e di condivisione… perché porci un problema là dove effettivamente non c’è?