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Adolescenti online: rischi della Rete e competenze necessarie per un uso consapevole
L’utilizzo di Internet e degli strumenti tecnologici pervade ormai la quotidianità di bambini, adolescenti e adulti. In questo articolo viene dedicata un’attenzione particolare alla fase adolescenziale, caratterizzata da una lunga serie di trasformazioni cognitive, emotive e sociali che comportano la definizione di un’identità; l’instabilità emotiva e l’incompleta maturazione delle aree cerebrali deputate ai processi riflessivi espongono l’adolescente a comportamenti a rischio. Nello specifico verranno affrontati i rischi della Rete e si rifletterà sul significato di “competenza digitale”.

  Tag”, “post”, “like”, “hashtag”, “follower”…

Questi sono solo alcuni dei nuovi termini che oggi sono entrati a far parte del nostro vocabolario quotidiano. L'ampliamento lessicale al quale stiamo assistendo va di pari passo con l’evoluzione dei nuovi mezzi di comunicazione online e della tecnologia che pervade ormai la nostra vita.

A partire dallo sviluppo, avvenuto negli anni ’90, del World Wide Web, oggi siamo tutti collegati con il mondo esterno per mezzo di smartphone, tablet e pc, in un costante scambio di informazioni e comunicazioni. Un’evoluzione così radicale e relativamente veloce dei mezzi di comunicazione ha avuto un notevole impatto sull’uomo e sulla sua capacità di comunicare.

Le generazioni che hanno assistito alla nascita e alla diffusione di Internet e delle tecnologie vi hanno partecipato ma, in parte, da spettatori. Alcuni si sono interessati alla novità adattandosi ad essa, mentre altri, pur essendo interessati, se ne sono tenuti a debita distanza. Ma sono proprio le nuove generazioni quelle più degne di attenzione. I bambini infatti imparano a sbloccare il cellulare della mamma e del papà ancora prima di imparare a parlare.

È un fenomeno inevitabile ma non necessariamente negativo.
Innovazione e sviluppo non possono far altro che arrecare innumerevoli vantaggi, ma il divario intergenerazionale di conoscenze talvolta può rendere difficile per i genitori controllare i propri figli perché, nella maggior parte dei casi, loro ne sanno sicuramente di più.

I bambini cresciuti con questi mezzi di comunicazione, se non sottoposti ad un controllo e ad un’educazione all’uso corretto, possono arrivare a rintracciare il loro sistema di valori nel mondo online, anziché nei genitori.

Dall'utilizzo improprio di tali mezzi può derivare una serie di conseguenze a livello psicologico e comportamentale che si manifestano in particolar modo nell’adolescenza, una fase della vita segnata dal cambiamento corporeo, cognitivo ed emozionale, che rende i ragazzi più vulnerabili e soggetti a comportamenti a rischio.

 

Comportamenti problematici legati all’uso di Internet: le “addiction”
Esiste tutta una serie di comportamenti problematici collegati all’uso di Internet. La Dipendenza da Internet, che nel linguaggio psichiatrico è meglio conosciuta come Internet Addiction Disorder (IAD), è un disturbo del controllo degli impulsi che solo negli ultimi anni ha suscitato l’interesse di numerosi studiosi. Nell’antica Roma l’”addictus” era l’appellativo destinato a coloro che diventavano schiavi a causa dei debiti. Questo termine è stato preso in prestito e utilizzato in ambito scientifico proprio perché descrive bene la condizione di schiavitù che deriva dall’uso di droghe. La dipendenza da sostanze (dependence) è una condizione in cui l’organismo richiede una determinata sostanza per funzionare. L’addiction è invece una condizione in cui la dipendenza è psicologica ma, analogamente alla dipendenza fisica, spinge alla ricerca dell’oggetto, senza il quale l’esistenza diventa priva di senso (Guerreschi, 2005). Già dal nome della patologia si può quindi comprendere quanto la dipendenza da Internet possa pervadere la vita di una persona, esattamente alla stregua di una vera e propria droga.
La Dipendenza da Social Network, una realtà ormai diffusa a tal punto che quasi tutti sono iscritti ad almeno uno di essi. Si può arrivare a sviluppare una vera e propria dipendenza quando c’è una povertà di autentiche relazioni interpersonali nella vita reale, la quale può condurre a cercare una soddisfazione illusoria su queste piattaforme, in cui per diventare “amici” basta un semplice click.  Dietro ad una dipendenza si nascondono sempre altre problematiche; diversi studi hanno difatti evidenziato che esiste un’associazione tra l’utilizzo di Social Network e la depressione (Bilgrami, McLaughlin, Milanaik, Adesman, 2017), dimostrando come tale associazione sia più significativa tra gli adolescenti con relazioni sociali insoddisfacenti.
La Dipendenza da relazioni e da sesso virtuale:
la comunicazione via Internet è molto diversa dalla comunicazione “face to face” ed è forse proprio questa diversità che, soprattutto agli occhi degli adolescenti, rende le relazioni online molto più semplici e affascinanti di quelle reali. Stabilire relazioni e amicizie via Internet permette di esplorare se stessi rapportandosi all’altro, eliminando quelle fastidiose sensazioni di imbarazzo che caratterizzano l’inizio delle relazioni reali. Nelle relazioni online è possibile mostrarsi come si è o come si vorrebbe essere e, soprattutto quando si nutre un'insoddisfazione di fondo per la propria vita reale, si arriva ad estraniarsi e a prediligere relazioni esclusivamente virtuali (Guerreschi, 2005). L’ambito di esplorazione online si estende anche al sesso, ambito che incuriosisce molto gli adolescenti in piena fase di sperimentazione di sé. La dipendenza da sesso virtuale è la ricerca ossessiva di una relazione sessuale con persone conosciute online. I soggetti affetti da questa dipendenza sono in genere persone timide, riservate o con problemi di interazione con l’altro sesso, le quali dietro lo schermo di un computer riescono a superare le loro inibizioni o sentimenti di vergogna e a stabilire quelle relazioni intime che non riescono ad instaurare nella vita reale.
Fenomeni online: cyberbullismo, grooming, sexting
La dipendenza è solamente una delle tante problematiche connesse all’utilizzo di Internet. Infatti, data l'enorme vastità del Web, le possibilità di farne un uso errato sono molteplici, basti pensare a fenomeni sempre più diffusi di cyberbullismo, grooming o sexting. Il cyberbullismo o “bullismo online”, è un termine che indica un attacco offensivo e ripetuto che viene effettuato tramite Internet. È purtroppo un fenomeno piuttosto diffuso tra gli adolescenti, dovuto spesso alla grande mole di tempo che trascorrono online e alla scarsa supervisione da parte dei genitori. Sebbene le somiglianze col bullismo tradizionale siano molteplici e permettano anche di comprendere svariati aspetti di tale fenomeno, il cyberbullismo, per la sua caratteristica intrinseca di avvenire online, ha delle ripercussioni sulla vittima anche più gravi. Attraverso la possibilità di condividere informazioni, immagini e video, un singolo episodio di bullismo online può essere ripetuto e diffuso anche da altri utenti, di modo che la vittima si senta umiliata pubblicamente e senza poter richiedere aiuto. Inoltre, mentre nella vita reale gli episodi di bullismo hanno come spettatori esclusivamente le persone presenti (in genere i compagni di scuola o gli amici), nel cyberbullismo un singolo episodio ha moltissimi spettatori e l’impatto sulla vittima è sicuramente amplificato. Talvolta il “cyberbullo” può agire anche in anonimato, portando la vittima a sentirsi sola e senza speranza di aiuto. Le più comuni reazioni delle vittime sono rabbia, paura, preoccupazione, solitudine e perdita di speranza, fino ad arrivare all’ideazione o alla messa in atto di intenzioni suicidarie. Il grooming, o adescamento online, è uno dei rischi maggiori nella comunicazione via Internet, in quanto non è mai possibile conoscere con certezza la reale identità e le reali intenzioni del proprio interlocutore. Il “grooming” è una sorta di tecnica psicologica utilizzata in genere da adulti per adescare minori in rete. Si parla di tecnica psicologica in quanto l’adulto gradualmente cerca di conquistare la fiducia del ragazzo manipolandolo e spingendolo a parlare di sé, fino a diventare per lui una sorta di confidente. Una volta che il ragazzo sente di aver instaurato un rapporto intimo con il suo interlocutore, l’adulto passa alla seconda fase, che consiste nel cercare di coinvolgerlo in attività a sfondo sessuale, con l’obiettivo di arrivare alla fine ad un incontro “offline”, che viene proposto solo quando l’adulto è convinto di aver ormai plagiato il minore. Il rischio di arrivare ad un incontro offline e di subire un abuso è quindi estremamente alto ed è per questo che il “grooming” è un fenomeno da approfondire, dato l’impatto sulla salute fisica e mentale di chi lo subisce che purtroppo è, quasi sempre, un minore (O’Connell, 2003). L’impatto psicologico di una simile esperienza può essere devastante, anche nel caso in cui alla fine l’abuso non sia avvenuto, in quanto il ragazzo, una volta resosi conto della trappola in cui è caduto, prova spesso vergogna, rabbia, sensi di colpa, sintomi depressivi, o può chiudersi in se stesso per paura di fidarsi di nuovo ed essere ferito. Il sexting, come si evince dall’etimologia della parola che deriva da sex (sesso) e texting (inviare testi), consiste nell’invio, tramite mezzi elettronici, di messaggi, immagini e video a sfondo sessuale, sia esplicito che implicito. Si tratta di un fenomeno relativamente recente ma che purtroppo si sta diffondendo sempre di più sia tra adulti che tra adolescenti. La pericolosità del fenomeno deriva sempre dall’impossibilità di controllare i movimenti che avvengono sul Web. Una volta che un’immagine viene inviata, sulla base della fiducia che si ripone nel destinatario, questa può essere a sua volta inviata ad altri e diffondersi così a macchia d’olio. Il materiale può essere diffuso per scherzo o per superficialità dai ragazzi, ma talvolta può essere anche utilizzato come arma di ricatto; si parla infatti di “sexortion” (da sex: sesso e extortion: estorsione), in quanto ha il fine di ottenere un compenso economico o sessuale. Come abbiamo precedentemente visto, gli adolescenti corrono maggiormente il rischio di rimanere invischiati in simili situazioni, spinti anche dalle debolezze tipiche della loro età. L’impatto psicologico di tale esperienza è in genere contraddistinto da sentimenti di vergogna, umiliazione, ansia, depressione e talvolta ideazione suicidaria, in quanto, dopo aver inviato immagini e video compromettenti e dopo essersi resi conto delle cattive intenzioni del destinatario, i ragazzi tendono a sentirsi feriti e violati nella loro intimità. Esiste quindi un mondo su Internet e un uso errato ed inconsapevole di tale strumento espone gli utenti ad una grande varietà di pericoli. In genere i soggetti più a rischio, che corrono maggiormente il pericolo di rimanere invischiati in questi nuovi fenomeni del Web, sono coloro che hanno già alle spalle problematiche identitarie o relazionali che li portano a cercare una valvola di sfogo nelle relazioni online. Dal momento che l’adolescenza è la fase di definizione di sé per eccellenza ed è frequentemente caratterizzata da problemi quali bassa autostima, irritabilità, insicurezza, depressione e bassa consapevolezza emotiva, molti ragazzi rappresentano le vittime ideali.
Come possiamo quindi affrontare i rischi della rete? La fuga o il ritiro dal mondo online non può essere una risposta.

Molto spesso si sente parlare dell’importanza delle competenze digitali, ritenute fondamentali per un corretto uso della rete e per evitarne i rischi. All’interno della Raccomandazione relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente del Parlamento Europeo (2006), la competenza digitale viene definita come la capacità di utilizzare le tecnologie digitali “con dimestichezza e spirito critico e responsabile per apprendere, lavorare e partecipare alla società”. Tale definizione implica che un corretto uso delle tecnologie non sia legato esclusivamente ad un uso abile degli strumenti tecnologici, ma anche a competenze sociali, etiche e civiche necessarie per riconoscere e acquisire consapevolezza delle potenzialità e dei rischi legati a Internet e alla comunicazione telematica. Solo attraverso un intreccio di competenze digitali, sociali ed etiche è possibile utilizzare la Rete in modo appropriato e rispettoso nei confronti degli altri utenti, tutelando se stessi e la propria privacy. Un’indagine condotta tra il 2008 e il 2015 nelle scuole secondarie di Bergamo e provincia, ha coinvolto circa 8000 ragazzi e ha permesso di esaminare i tempi, i modi e i luoghi con cui utilizzano la comunicazione telematica. Ciò che è emerso da tale indagine è che quei ragazzi che si sentono maggiormente competenti nell’uso della Rete, sono proprio quelli maggiormente coinvolti in attività che espongono a rischi, evidenziando come spesso la competenza digitale venga confusa con l’abilità d’uso dello strumento tecnologico (Lazzari, 2016).

Emerge pertanto la necessità di integrare i progetti di educazione digitale, finalizzati alla promozione dell’abilità d’uso degli strumenti informatici, con degli interventi volti a promuovere lo sviluppo del senso critico nei confronti dei contenuti che si incontrano in Rete, lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, ma anche di tutte quelle competenze trasversali, conosciute anche come “soft skills”, che permettono ai ragazzi di stabilire delle interazioni sociali costruttive, di comunicare in modo efficace e di risolvere i conflitti.  

Bibliografia

-Bilgrami Z., McLaughlin L., Milanaik R., Adesman A. (2017). Health implications of New Age Technologies, Edizioni Minerva Pediatrica.
-Cantelmi T., (2013) Tecnoliquidità. La psicologia ai tempi di internet: la mente tecnoliquida. Edizioni San Paolo.
-Guerreschi C. (2005). New Addiction. Le nuove dipendenze. San Paolo edizioni. -Lazzari M. (2016), Adolescenti e rischi di Internet: la competenza digitale non basta. -Lazzari M., Jacono Quarantino M. (2013), Identità, fragilità e aspettative nelle reti sociali degli adolescenti.
-Motoharu T., Ph.D., Susumu T., Masayoshi K., (2009). Addictive personality and problematic mobile use phone. CyberPsychology & Behavior, Volume 12, Numero X.
-Parlamento Europeo, Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l'apprendimento permanente (2006/962/CE), Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, 30.12.2006, L 394/10-18. -Recupero Patricia R., JD, MD, (2010). The Mental status examination in the age of the Internet. The Journal of the American Academy of Psychiatry and the Law, Volume 38, Numero I, 15 – 26.
-Van Hoorn J., Crone E.A., Van Leijenhorst L., (2016). Hanging out with the right crowd: Peer influence on risk-taking behavior in adolescence. Journal of research on adolescence, 27(1), 189 – 200.

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