Il disturbo evitante
Anche l’individuo affetto da disturbo evitante lo troverete probabilmente chiuso nella propria stanza, ma per altro motivo: il rifiuto.
Anelano con forza all’altro, a partecipare pienamente, ma non riescono – il timore di non essere accettati, la visione catastrofica di sè e del proprio valore, l’insopportabile idea di non essere adeguati (tutto questo paralizza totalmente).
Il coinvolgimento li fa letteralmente fuggire, con una disperata coda di depressione : si scappa da qualcosa che (si teme) mostrerà il proprio non essere all’altezza di, che esporrà alla derisione, a una pochezza presunta e che viene letta negli occhi degli altri.
La perenne vergogna che prova e la consapevolezza della propria prigione, accanto alla sofferenza dell’essere soli, fa di questo disturbo una gabbia estenuante in cui sopravvivere – si teme d’essere inferiori, ci si esclude, si è convinti di essere ‘diversi’, una diversità irrecuperabile.
Spesso questo tipo di personalità si riscontra in chi, da bambino e nell’ adolescenza, ha avuto intensi vissuti d’ansia – una sorta di continuum, uno sprofondare.